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STORIA

"Quasi un millennio di storia rendono questa proprietà affascinantemente unica e ricca di aneddoti"

"​L'edificio originale comprendeva una torre".

"L'Abbazia di Vallombrosa fece di Casa a Rignano uno dei più floridi e redditizi poderi delle sue tenute".


I primi documenti ufficiali riguardanti la struttura risalgono alla fine del 1200, ma è intuibile che l’esistenza e l’importanza dell’edificio e del podere annesso possa risalire a molto tempo prima, fin dalla caduta in rovina dell’adiacente Castello di Rignano.

I Mozzi, signori proprietari di queste terre, furono probabilmente i costruttori di questa casa-torre che per i suoi caratteri architettonici, si configura proprio quale tipica “Casa da Signore” del Contado fiorentino.



Di particolare interesse è un documento dell’11 giugno 1299 nel quale i Mozzi concedevano a mezzadria alcuni poderi; per uno di questi, il Podere “Piano” era previsto che il mezzadro dovesse mandare la metà dei prodotti al “Castrum Rignani” ogni anno.  Il toponimo “Casa a Rignano” non era ancora nato e, per designare il luogo nei documenti, sempre si faceva riferimento ai resti del Castello. Evidentemente, dato che il Castello era ormai in rovina, è questa la denominazione della Torre di Casa a Rignano, unico resto del Castello originario; questo fatto ne denota l’importanza come centro organizzativo della tenuta rurale dei Mozzi.



L’edificio originario si componeva di una torre medievale assai alta (m. 10,50 x m. 8,90 di pianta) e di un corpo più basso lungo e stretto, probabilmente conformato ad “L” come l’edificio più tardo che costituisce tutt'oggi la struttura principale della casa.


Presto, comunque, questa importante casata cadde in disgrazia e le terre limitrofe vennero vendute all’Abbazia di Vallombrosa. Nell’anno 1318 un pezzo di terra posto nel Popolo di San Leolino a Rignano in luogo chiamato Aresto (oggi Agresto), venne venduto a Vallombrosa e l’atto fu stipulato “nel suddetto Popolo di Rignano nel luogo detto alla Casa”.



Il toponimo attuale si era quindi ormai formato e quel che risulta ancora più importante è che il luogo venne scelto per redigervi atti notarili: si tratta di un edificio particolarmente importante per la Comunità di Rignano. Con una provvisione della Repubblica fiorentina dell’agosto 1371, Firenze autorizzò la ricostruzione del Castello di Rignano. Non fu comunque riedificato un Castello, ma la presenza dell’antica Torre dei Mozzi, forse in parte rovinata, suggerì di ristrutturarla ed ampliarla costruendo “un ricetto per la Comunità”: un luogo fortificato dove in caso di pericolo poteva rifugiarsi la gente del Popolo di San Leolino a Rignano, priva da decenni di difese militari. Questo rifugio fortificato è nuovamente ricordato come “Casa a Rignano” e diviene di proprietà della Comunità nel 1409. Qui si amministravano molti momenti della vita di Rignano fino a quando, attorno alla metà del Quattrocento, la casa divenne possesso dell’Abbazia di Vallombrosa.



Nel 1484 Casa a Rignano fu venduta da quest’ultima ai Guardi di Firenze per 575 fiorini d’oro. Si tratta di una vendita a Concessione nella quale l’Abbazia concesse il godimento totale del bene (cioè la casa ed il podere) a Benedetto di San Francesco Guardi e ai suoi figlioli e nipoti fino alla terza generazione, dopodiché tuta la proprietà sarebbe tornata all’Abbazia. Il documento ci fornisce per la prima volta una descrizione del luogo, divenuto un podere con al centro un edificio preposto alle attività agricole ed alla residenza:



“...Uno podere con casa da lavoratore et parte da signore et terra lavoratìa, vignata, olivata, fruttata, soda et boschi posti nel Popolo della Pieve di Rignano, Contado di Firenze, luogo detto la casa a Rignano  co uno poderetto allato con casa da lavoratore et terre lavoratìe vignate, olivate, sodi et boschi in detto Popolo luogo detto Ghomigliano...”.



Si può ragionevolmente pensare che la Casa da signore ricordata possa essere stata ricavata all’interno della Torre (forse già in parte ridotta d’altezza) e quella per il lavoratore si sia situata nell’ala più bassa adiacente.

Come previsto dalla Concessione tutto il bene tornò nelle mani di Vallombrosa:
“...Ritornò detto podere a Vallombrosa parimente l’anno 1563 di novembre per la morte del detto Girolamo Guardi...Nota che detto podere, già luogo detto Rignano, e la sua prima origine depende da varii contratti antichi, quali si conservano ancora nel Palagio di Paterno...”



Da questo atto si ricava tra l’altro un’altra breve descrizione del sito:
“...Un podere con casa da lavoratore, una Torre con cortile, e capanna in detto Popolo, luogo detto la Casa à Rigniano con staiora 196 incirca di terra fra lavoratìa, vitata, fruttata e ulivata, e selvatica, soda, boscata, e querciata...”



La descrizione è assai simile alla situazione attuale di Casa a Rignano, evidentemente era già stato costruito il loggiato (o una struttura simile) sul cortile e anche il fienile sull’aia (capanna) risulta esistente.



Tutto ciò è ancora più evidente alcuni anni dopo (1585), quando Vallombrosa divenuta ormai proprietaria di numerosissimi poderi dalla montagna fino al piano dell’Arno, sentì l’esigenza, per meglio amministrarli, di far redigere una sorta di Catasto immobiliare dei suoi beni. In tale occasione vengono anche redatte numerose mappe con schizzi acquerellati degli edifici e dei poderi pertinenti, fra i quali possiamo anche vedere la prima raffigurazione “stereometrica” di Casa a Rignano.

Questo Catasto alla voce “Casa a Rignano, Podere” riporta la seguente nota:


“Pacificamente è stato posseduto dal nostro Monasterio di Valembrosa per cento anni continovi prossimamente passati, et da tempo in qua, che del principio, e del contrario non è memoria d’huomini, et di presente pacificamente lo possiede”.


Da qui in avanti Vallombrosa fece di Casa a Rignano uno dei più floridi e redditizi poderi delle sue tenute, inserendolo nella grande Fattoria di Sant’Ellero. Nel 1566, avvenne forse il primo abbassamento dell’alta Torre di Casa a Rignano, che come vedremo non fu l’ultimo. Si giunge così al 1790, quando un altro documento vallombrosano ci parla nuovamente di questo podere. Dallo stesso documento per la prima volta conosciamo anche il mezzadro che lavorava le terre per l’Abbazia: si trattava di Angiolo Boggiani, lavoratore.



L’ultimo documento ufficiale che ci parla di questo luogo risale attorno al 1820, quando il Governo Lorenese portò a termine il Catasto completo del territorio fiorentino. La mappa relativa al Popolo di San Leolino, mostra la pianta del Podere di Casa a Rignano, la cui configurazione degli edifici è identica a quella attuale.


La proprietà, nel corso dell’Ottocento, passò da Vallombrosa alla Fattoria di Torre a Monte, del Barone Levi che continuò a gestirla come patrimonio agricolo.



All’interno della grande cucina posta al piano primo dell’edificio ad “L”, è incisa la data 1938: si tratta, probabilmente, del suggello di importanti lavori edilizi apportati all’edificio e che di consuetudine veniva inciso nel luogo “più sacro” della casa: nell’architrave della bocca del forno per fare il pane. I lavori, probabilmente, riguardarono una nuova suddivisione degli spazi interni, sostanzialmente rispettando del tutto la situazione precedente. Attorno alla fine degli anni ‘50 del Novecento la Proprietà, per ragioni statiche, decise l’abbassamento della Torre, alla quale vennero tolti 6 metri d’altezza, secondo la testimonianza orale dell’ultimo contadino mezzadro della Fattoria di Torre a Monte, Dante Sottili, che partecipò a questi lavori. Poco dopo i Sottili divennero proprietari dell’intero podere che hanno da sempre lavorato fino all’anno 1991, quando vendettero tutto il complesso all’attuale proprietario.

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